
In Anthropos DNA, Apocalisse, ambientazioni e toni cambiano repentinamente. Si torna sulla Terra e precisamente in Toscana, dove tutto ebbe inizio.
Qui, il lettore viene catapultato in una narrazione serrata e vivace: viene introdotto un nuovo personaggio e protagonista, Mattia, che sembra il perfetto ritratto di un liceale dei nostri tempi.
Il ragazzo chiama a voce rotta la sorella, Michela, implorandole di svegliarsi. Devono lasciare la casa, immediatamente: la sera precedente è calata dal cielo una nube tossica che ha fatto letteralmente “impazzire” gli stessi genitori di Mattia e Michela, il vicinato, e in definitiva l’intera cittadinanza. E, cosa ancora più strana, i due fratelli sono gli unici ad essere incolumi.
Mattia, mostrando un gran sangue freddo, prende il controllo della situazione e, a malincuore, lascia l’abitazione e i genitori al loro destino: lui e Michela si avviano alla volta di Luis City con una “vecchia” moto a benzina, di quelle che non si useranno quasi più nel 2043. La loro speranza è che, almeno nella città degli androidi, ci sia ancora qualche “superstite”.
Nel frattempo, continua la vicenda di Valentina e compagni all’interno della naverinvenuta su Marte. In assenza di Luis ed Alexander, scomparsi prima della fuga dalla Terra, è Jeffrey a tenere il polso della situazione.
La nave e i suoi abitanti, in seguito all’attacco di una misteriosa astronave aliena apparsa dal nulla, sono in preda al caos e stanno precipitando su un pianeta sconosciuto. Quando ormai sembra tutto perduto, appaiono delle macchine aliene di forma sferica, che riconoscono nel tatuaggio di Myriam un segnale dei Guardiani e traggono in salvo i superstiti.
Tuttavia, quella che sembrava un’ancora di salvezza si rivelerà presto una prigione dorata.
In una linea temporale parallela, Giulia, Xènis, Ipos, Valentina e gli altri si trovano su Aleia, dove si sono perfettamente ambientati.
Almeno fino a quando scoprono di non essere soli come pensavano…